È soffice, croccante, leggero e gonfio. Può avere la forma di un rombo, di un rettangolo o di un cerchio. Può essere piccolo come una tazzina da caffè o grande come un piatto per la pizza. È di colore giallo-oro e si gusta con salumi e formaggi, creme o confetture di frutta fresca.
Capito di cosa stiamo parlando? Del gnocco fritto (come si dice a Modena)! Una ghiotta specialità emiliana di origini antichissime.
Pensate, la nascita del gnocco fritto risale a un periodo storico precedente alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente ed è verosimilmente legata all’arrivo dei longobardi nella nostra penisola nel 568 d.C.
Siete curiosi di approfondire? Scopriamo insieme come il gnocco fritto è arrivato sulle nostre tavole.
A fronte di una mancanza di fonti, a testimoniare la presenza in Emilia di questa pietanza durante il regno dei romani, furono le popolazioni germaniche che esportarono nel nostro paese l’ingrediente principale per la sua preparazione, ovvero, lo strutto.
La storia di questo piatto deve quindi le sue radici alle contaminazioni barbariche in Emilia intorno al VI secolo, in un periodo storico che ha visto le popolazioni germaniche influenzare la gastronomia emiliana e non solo.
La cucina dei longobardi era particolarmente ricca di carni animali e, per disporre di una quantità maggiore di scorte di cibo, si usava ricavare lo strutto dal tessuto adiposo dei suini per poi utilizzarlo nella realizzazione di un pane semplice e povero di ingredienti, ma allo stesso tempo nutriente e saporito.
Questo tipo di pane si è così diffuso nel territorio emiliano fino a diventare un alimento fondamentale nelle colazioni e nei pasti dei contadini locali più poveri.
Pensate, il gnocco fritto è stato fino agli anni ‘60 l’equivalente del pane per i contadini della zona.
Il gnocco fritto è oggi un delizioso prodotto agroalimentare tradizionalmente diffuso in tutta la bassa pianura emiliana, dove ogni paese ne rivendica storia e origine.
Dal nome alla ricetta, fino agli abbinamenti dolce o salato, le varianti dello gnocco fritto sono davvero tante, ma la ricetta originale resta sempre e solo una!
La ricetta tradizionale, secondo la Confraternita del Gnocco d’Oro (un’associazione di gourmet senza scopo di lucro, istituita a Modena il 7 luglio 2008 per tutelare, promuovere e divulgare la cultura gastronomica modenese) prevede:
L’originale gnocco fritto o “Il” gnocco fritto modenese o, nel dialetto locale, “gnocc frett”, “al gnocch frètt” e “‘l gnoc”, è tipico di Modena e Reggio Emilia.
Qui, viene realizzato con forma rettangolare 10 x 15 cm circa e servito nelle migliori trattorie di Modena come aperitivo con un buon calice di Lambrusco DOC oppure come antipasto accompagnato da salumi e formaggi locali.
Come accennato, esistono molte varianti del tradizionale gnocco fritto e ogni provincia emiliana ha la sua.
Le conoscete già tutte? Eccone alcune:
Qual è la vostra preferita? Sapreste prepararla a casa? Vediamo insieme le ricette e alcuni interessanti abbinamenti.
Paese che vai, gnocco che trovi! A Bologna, il gnocco fritto cambia nome, ingredienti, forma e procedura.
Qui, si chiama “crescentina fritta”. È a forma di rombo e si prepara con il lievito e il latte.
Siete pronti per gustarla? Ecco la ricetta perfetta per preparare delle deliziose crescentine fritte bolognesi.
A Parma, non chiedete il gnocco fritto, ma la torta fritta! E no, non aspettatevi un dolce, ma un croccante fagottino di pasta dorato fuori e morbido dentro farcito con i salumi della zona come: il Prosciutto di Parma DOP, il Culatello di Zibello DOP, il Salame di Felino IGP, la Spalla Cotta di San Secondo PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) e la Coppa di Parma IGP.
A questo punto, sorge spontanea una domanda: qual è l’origine di questo nome particolare?
Pare che a Parma, prima di servire in tavola questo particolare pane fritto, era abitudine spolverarlo con lo zucchero a velo e mangiarlo come dessert. Perciò, all’inizio era considerato una sorta di dolce da gustare vuoto o ripieno di crema, cioccolato fuso o una golosa confettura di frutta. Solo col tempo, quindi, si è scoperto che poteva essere degustato anche “salato”.
Voi quale versione preferite? Quella dolce o quella salata?
Ora ci spostiamo verso il territorio ferrarese dove il gnocco fritto prende il nome di “pinzino”. Originariamente, la forma era più piccola e circolare, bucherellata in superficie con i rebbi della forchetta, mentre adesso si possono trovare anche tagliati a rombi.
Per quanto riguarda l’impasto, si tratta sempre di una pasta lievitata che può essere fritta in entrambi i modi, nello strutto o nell’olio.
Per chi ama il salato suggeriamo:
Per chi ama il dolce consigliamo, invece, di farcire i pinzini con marmellate e confetture prodotte utilizzando la “frutta ferrarese” tra cui:
Noi abbiamo provato l’abbinamento pinzini e Confettura di pere dell’Emilia Romagna IGP Le Conserve della Nonna, una vera delizia!
Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta delle varianti del gnocco fritto a Piacenza dove questa specialità di pasta fritta è chiamata “chisolino” o “chisulén”, nel dialetto locale.
A Piacenza, il chisolino lo trovate praticamente ovunque. Nei chioschi per le strade o nelle migliori trattorie del centro. Noi lo abbiamo provato alla Trattoria la Forchetta.
Per quanto riguarda la sua origine, pare che sia legata in maniera indissolubile al patrimonio culturale e gastronomico di Fiorenzuola, tanto da essere anche valorizzato con il marchio De.Co. dalla città.
La ricetta storica, oltre ai soliti ingredienti visti finora, prevede anche l’uso dello zucchero per stimolare la lievitazione e rendere il vostro pinzino ancora più gonfio e leggero.
Eccoci alla fine di questo tour dedicato al gnocco fritto. Alzi la mano chi ne vuole un pezzetto adesso!
Profumato come appena sfornato, caldo e ancora fumante, così croccante e fragrante da sciogliersi in bocca. Mmm… che fame!
Fermi, resistete ancora due minuti alla voglia di impastare perché abbiamo alcune curiosità sul gnocco fritto davvero interessanti.
Prima curiosità: i riconoscimenti del gnocco fritto
La regione Emilia-Romagna e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali hanno incluso ill gnocco fritto, con la settima revisione, nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.).
Seconda curiosità: i primati del gnocco fritto
Il 17 ottobre 2016, durante la sagra di Castello di Serravalle (Bologna), è stato preparato il gnocco fritto più lungo del mondo di 42 metri, battendo il precedente primato di 41 metri del 2006.
Terza curiosità: i migliori bar di Modena in cui mangiare il gnocco fritto
Volete provare il gusto del gnocco fritto di una volta? Leggete l’articolo “La filosofia del gnocco fritto, street food ante litteram” se volete conoscere i migliori locali storici di Modena in cui mangiare uno squisito gnocco fritto.