Gliel’ha chiesto un giornalista, dopo il suo ritiro dalle piste: «Alberto, cosa c’è nello sci dopo Tomba?»
«L’oltre-Tomba», ha risposto lui, e ha sorriso.
Alberto Tomba non è un atleta come tanti. È lo sciatore italiano per definizione, quello che ha segnato una linea di demarcazione tra il prima e il dopo. Campione nelle discipline dello sci alpino, proprio lui nato nella pianura di Bologna ha raggiunto le vette più alte di uno sport che fino a quel momento era considerato per pochi intenditori “di montagna”.
Alberto ha portato la disciplina sciistica nelle case degli italiani – una popolarità che apparteneva solo al calcio e ai motori, con tutta la sua esplosività. Tomba “La Bomba” è il vero volto dello sport degli anni 80 e 90. Grinta, tenacia, potenza, calore. Famoso per la tecnica impeccabile, lo stile unico, la forza del gesto atletico, ma anche per l’allegria, lo spirito libero, la spontaneità.
Per lui lo sport è un divertimento, i giochi olimpici sono giochi davvero. Lui che esulta ancor prima di tagliare il traguardo, lui che si tuffa tra la folla. Estroverso, spettacolare tra successi e discese, dentro e fuori dalle piste.
Si accendono i riflettori sulla Bomba
Parallelo di Natale, San Siro, 1984. Alberto è appena maggiorenne, grazie al piazzamento nello slalom speciale è passato dalla squadra C alla B. Il Parallelo di Natale è una gara amichevole, dimostrativa, trasversale tra tutte le categorie sciistiche. Quasi tutti i partecipanti sono di squadre e categorie più elevate, quasi tutti calcano le piste da più tempo di lui. Eppure.
«Un azzurro della B beffa i grandi del Parallelo» – questo il titolo in prima pagina su La Gazzetta dello Sport la mattina seguente. La stagione successiva passa alla squadra A. Tomba si rivela così come grande promessa dello sci, una bomba appena innescata e pronta a farsi sentire sulle grandi piste. Un’ovazione degna dei più calorosi cori da stadio si alza da San Siro e, nell’arco di pochi anni, avvolgerà tutta la penisola.
Calgary ’88: la doppietta d’oro
Il cancelletto di partenza, la voce metallica del count-down, il freddo dell’Alberta.
Alberto Tomba è il primo ad affrontare la discesa dello slalom gigante delle Olimpiadi invernali di Calgary (Canada) 1988. Il numero 1 della pettorina in bella vista. Start.
Una discesa elegante, precisa, dirompente. Il suo tempo resta imbattuto per tutta la gara. Alberto conquista il suo primo oro olimpico. I fan del campione sfondano la transenna per abbracciarlo, ma non sono gli unici italiani a condividere con lui l’emozione della vittoria.
In quel momento, dall’altra parte del mondo, sta andando in onda Il Festival di Sanremo. Il teatro dell’Ariston, in via del tutto eccezionale, interrompe la diretta per trasmettere le riprese da Calgary, giusto in tempo per riprendere la discesa dello slalom speciale. È il secondo oro olimpico per Alberto Tomba; insieme a lui esultano 15 milioni di telespettatori. Una vittoria per l’intera nazione, la consacrazione di un volto che resterà sempre impresso nell’orgoglio degli italiani.
La Coppa di Cristallo in frantumi
Dopo la doppia vittoria olimpica, segue una stagione in cui Tomba alterna prove brillanti ed errori inaspettati. Dopo i fasti del successo Alberto sembra più rilassato e meno concentrato.
Non si alza presto per le prova, si lamenta: “C’è buio, freddo, ho ancora il segno del cuscino”.
Il suo sogno però è vincere la Coppa di Cristallo – il massimo titolo mondiale. Per riuscirci, andare bene solo nello slalom non basta. Così si allena anche sul circuito super gigante e nella discesa libera. È a seguito di una brutta caduta proprio nel super gigante in Val d’Isera, a 120 km/h, che decide di non dedicarsi più alle discipline veloci – le più pericolose. “L’ho promesso a mia mamma”, dirà qualche anno più tardi. Questo non basterà a fermare il desiderio di Alberto di stringere la preziosa Coppa di Cristallo.
Nemmeno la stagione dopo è quella buona. Alberto colleziona ottimi risultati, ma poi arriva lo svizzero Paul Accola, detto Pauli. “Non so cosa mangiava quell’anno”, disse Alberto a proposito dell’avversario. Il celebre telecronista Bruno Gattai commentò: “In qualunque altra situazione Alberto avrebbe vinto, poi è sbucato dal nulla questo svizzerotto che si è messo ad andare fortissimo in tutte le discipline e gli ha rubato la coppa del mondo”.
Albertville ’92: Nomen Omen
Il nome è un presagio. Tomba l’aveva rivelato alle telecamere di un cronista: Alberto, ad Albertville, si sentiva a casa. Il posto giusto per una riconferma nel medagliere olimpico.
Aprì la cerimonia dei giochi invernali francesi come portabandiera azzurro. L’inizio migliore per il successo che di lì a poco l’avrebbe riconfermato sulla vetta mondiale.
La pista dello slalom gigante di Albertville non era come tutte le altre. Era nuova, diversa, e non aveva avuto la possibilità di fare le prove come avrebbe voluto. Alberto racconta che dal blocco di partenza vedeva già la fine del percorso, gli arrivavano le urla dei tifosi forti e chiare.
Il suo avversario principale questa volta era Marc Girardelli. Tra i due c’era un ottimo rapporto, di grande stima e complicità. Un duello all’ultimo ostacolo, tutto all’italiana. Una storia in cui non è mancata la fanciulla. “Alberto, se vinci dedichi a lei la vittoria?”, scherzò Marc prima di lanciarsi in pista – si riferiva a una ragazza che faceva parte dello staff di Alberto.
Uno dopo l’altro hanno affrontato la discesa, una performance senza errori per entrambi, una grande gara. Con un vantaggio di 7 centesimi, Tomba ha avuto la meglio su Girardelli, conquistando la medaglia d’oro nello slalom gigante. Quello stesso anno portò a casa anche l’argento dello slalom speciale.
Lillehammer ’94: le cime più fredde
La terza gara olimpica di Alberto Tomba si gioca sulle vette norvegesi. Le Olimpiadi di Lillehammer 1994 sono le più ardue per il campione italiano. La performance allo slalom gigante si conclude con una grande delusione. Gli sci non erano quelli più adatti. La neve non era la solita, era diversa, più farinosa.
Anche la prova per lo slalom speciale inizia male. Alberto è al dodicesimo posto, ma riesce a incantare la folla con uno dei suoi sorpassi diventati proverbiali. Tutta l’Italia lo segue col fiato sospeso, gli trasmette calore tra le alture gelide della Norvegia. Con un recupero formidabile, Alberto riesce infine a conquistare la medaglia d’argento.
Ciononostante, quella di Lillehammer sarà un’esperienza che il campione non conserverà tra i suoi successi. A differenza delle precedenti, in Alberta e Albertville, a Lillehammer non c’era il suo nome, non era destino.
Alberto torna a casa, nella sua amata Bologna. Rivede gli affetti e ricarica le energie. Riemerge il sogno della Coppa del Mondo, più ardente che mai.
Ecco la Coppa di Cristallo!
È la sua grande stagione. 1994-1995, la Coppa di Cristallo è più vicina che mai.
Alberto Tomba colleziona vittorie luminose ad ogni discesa. Nella prima rimonta di ben dieci posizioni. Nello slalom speciale – il suo cavallo di battaglia – riesce ad aggiudicarsi nove vittorie consecutive. Anche nello slalom gigante non c’è concorrente che riesca a tenergli testa.
Così, con le sole partecipazioni alle gare tecniche (basta discese veloci, aveva promesso!) Alberto Tomba si aggiudica, oltre alle vittorie di specialità, la tanto attesa Coppa del Mondo.
Bormio diventa un enorme stadio a cielo aperto. Oltre 60.000 persone sono lì a fare il tifo per il campione. Dopo tanti anni passati tra le cime innevate di tutto il mondo, Alberto alza il trofeo trasparente con le mani che tremano dall’emozione, accecante come la neve più pura.
Quell’ultima discesa al tramonto
“Vinco l’ultima poi smetto”.
Negli anni successivi alla vittoria mondiale, Alberto colleziona buoni piazzamenti nelle gare internazionali, fino ad arrivare all’ultima discesa di Tramontana, il 15 marzo 1998.
Non l’aveva detto a nessuno che quella sarebbe stata la sua ultima discesa. A gara terminata, ha mantenuto la promessa. Quella è stata l’ultima vittoria, e l’ultima partecipazione di Alberto Tomba come agonista.
Ha sempre prestato attenzione ai segnali e ai nomi delle località sciistiche. Tramontana dev’essergli sembrata un’ottima ultima tappa per una carriera senza precedenti.
Diamo uno sguardo d’insieme alla sua bacheca dei trofei: cinquanta gare vinte in Coppa del Mondo, una Coppa di Cristallo, quattro Coppe del Mondo di slalom gigante e quattro di slalom speciale. Alberto Tomba è un campione che non solo ha portato l’Italia nell’Olimpo delle discipline sciistiche, ma ha anche portato lo sci in Italia in un modo nuovo. Autentico, passionale, esplosivo.